L’importanza della regolazione emotiva in età evolutiva

L’importanza della regolazione emotiva in età evolutiva

Tempo di lettura: 5 minuti

Gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto, sorpresa e non solo. Emozioni primarie e secondarie, innate o apprese che siano, tutte necessitano di preziosi meccanismi di riconoscimento, gestione e accettazione.

Alice Barnabei

Alice Barnabei

Psicologa Psicoterapeuta dell’età evolutiva
Contenuto selezionato da Pediatotem

Cosa si intende per regolazione emotiva?

La regolazione emotiva è un costrutto psicologico complesso che caratterizza i meccanismi che consentono ad un individuo di saper gestire gli stati emotivi, sia piacevoli che avversivi, modulando le proprie emozioni a seconda del contesto di riferimento.
Stiamo parlando, nello specifico, di:

  • disponibilità a sperimentare emozioni di qualsiasi genere;
  • consapevolezza, comprensione e accettazione dei diversi stati emotivi;
  • impegno nel raggiungimento di un obiettivo in risposta ad emozioni sia positive che avversive;
  • uso flessibile di strategie adeguate al contesto per modulare l’intensità e/o la durata della risposta emotiva, senza spostamenti, rimuginii o soppressioni di emozioni ritenute disfunzionali.

Regolare le proprie emozioni, è un aspetto centrale nello sviluppo psicologico dei bambini e degli adolescenti.; una buona capacità di regolazione emotiva consente, infatti, di avere buone relazioni, un funzionamento sociale e poi lavorativo adeguato, una buona autostima e capacità di affrontare le sfide della vita. 
La capacità di regolare le proprie emozioni è una competenza
che i bambini imparano grazie al supporto dei genitori, a partire dall’interazione madre-bambino durante i primi due anni di vita, per poi diventare una funzione gestita autonomamente in età prescolare. Essere capaci di regolare emozioni favorisce, prima in età evolutiva e poi nell’età adulta, un migliore stato di benessere psicologico.

E se non impariamo a regolare le emozioni?

Secondo il DSM- 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, 2014) manifestazioni cliniche come depressione, attacchi di panico, comportamenti compulsivi e disturbi del comportamento alimentare, hanno una matrice comune di dis-regolazione emotiva.
Mentre la regolazione emotiva è associata a un buon adattamento sociale del bambino, disfunzioni in tale area sono predittive di possibili comportamenti esternalizzanti (impulsività, aggressività, scarsa compliance sociale) e di veri e propri disturbi della condotta.
Troviamo esperienze di mancata regolazione emotiva (disregolazione emotiva) anche in disturbi da deficit di attenzione e iperattività, nonché nei disturbi dello spettro autistico o disturbi di personalità borderline.
Gli individui che soffrono di tali disturbi risulterebbero, pertanto, incapaci di regolare l’intensità e la durata delle emozioni attivate. I rischi potrebbero essere quelli di sentirsi in balia delle proprie emozioni, essere instabili emotivamente e oscillare velocemente da un’emozione a un’altra, fuori controllo, o non avere consapevolezza e parole per esprimere le proprie emozioni, fino a forme di alessitimia.
La disregolazione in età evolutiva si manifesta sia in termini di un’eccessiva o limitata reattività emotiva a stimoli sensoriali, che nella difficoltà del controllo dell’azione, dell’attenzione, del comportamento (che diventa impulsivo o aggressivo), con difficoltà nella gestione di ritmi fisiologici (fame/sazietà-sonno/veglia) e di modulazione degli stati affettivi e relazionali.
E’ opportuno chiarire che nonostante  i meccanismi deputati alla regolazione emotiva saranno soggetti ad un processo di maturazione durante i primi anni di vita del bambino, i cambiamenti fisici e psicologici nell’adolescenza possono accompagnarsi a un certo grado di disregolazione emotiva, il cui significato può tradursi in una difficoltà ad auto-regolare le relazioni con i pari e con la propria famiglia, a frequenti sbalzi d’umore e possibili episodi di emotività espressa.
Se alle spalle c’è una famiglia che funge da base sicura, le situazioni perturbanti diventeranno occasioni di apprendimento e di sviluppo di competenze nella regolazione emotiva, altrimenti, vi è la possibilità che vengano incentivati comportamenti disregolati sotto forma di dipendenza (affettiva, da gioco, da cibo) depressione, disistima, disturbi relazionali.

Come si sviluppa la regolazione emotiva?

I processi di regolazione emotiva iniziano a svilupparsi già durante il periodo neonatale e sono elaborati e ampliati durante l’infanzia e l’adolescenza. A determinare questi processi ci sono sia caratteristiche intrinseche dell’individuo che influenze sociali ed ambientali (Crowell, 2021).
Grazie agli studi effettuati attraverso il paradigma dello Still Face (Tronick et al., 1978), sappiamo che già a due mesi di vita i bambini sono in grado di discriminare le espressioni facciali degli adulti, di imitare le espressioni altrui e, soprattutto, di regolare la propria risposta emotiva sulla base degli indici espressivi forniti dal genitore. A tre/quattro mesi si dimostrano, dunque, estremamente sensibili alle modificazioni dell’espressività materna, modificando a loro volta le proprie modalità comunicative. 
Tali competenze, per potersi sviluppare in maniera compiuta, necessitano della presenza di un adulto sensibile e responsivo, in grado di interpretare i segnali del bambino e offrire il proprio aiuto nella modulazione delle sue emozioni.  In queste prime fasi del percorso evolutivo è dunque il caregiver a favorire lo sviluppo e la maturazione dei processi regolatori, favorendo il passaggio dalla regolazione emotiva diadica all’autoregolazione.
La mutua regolazione tra il bambino e il genitore continuerà a caratterizzare il processo di regolazione emotiva anche nei mesi successivi, restando la modalità elettiva di riferimento almeno fino al periodo prescolare.
Anche in presenza di un temperamento “difficile” la responsività del caregiver può giocare un ruolo rilevante nell’orientare lo sviluppo della regolazione emotiva in una direzione di progressiva riduzione delle difficoltà emotive del bambino (Barone, 2007).

Come favorire i processi di regolazione emotiva?

Come predetto, la capacità di regolare la propria emotività viene appresa durante l’infanzia nella relazione di attaccamento con il caregiver. Regolazione emotiva e stile di attaccamento sono, pertanto, profondamente connessi.
Se infatti l’adulto è in grado di rispondere ai bisogni del bambino e riesce a rassicurarlo quando il piccolo ne ha bisogno, gli permetterà di sviluppare una buona regolazione emotiva, accrescendone l’intelligenza emotiva ed evitando che abbia paura delle proprie emozioni.
È necessario che i genitori rimangano connessi e sintonizzati sui bisogni affettivi ed emotivi dei figli. Ciò sarà tanto più facile quanto i genitori stessi abbiamo sperimentato modelli genitoriali di regolazione emotiva di tipo funzionale, instaurando con loro un attaccamento sicuro.
Il modo in cui l’adulto fronteggia una propria emozione e quella del bambino, incide sull’idea che il bambino stesso si farà su di essa. Se l’adulto ritiene che la paura sia un’emozione da evitare, molto probabilmente anche l’idea del figlio sarà la stessa e il bambino troverà difficilmente un ambiente idoneo all’espressione delle emozioni difficili, con la possibilità che le stesse vengano soppresse o rimosse.
Genitori che considerano le emozioni come occasioni di insegnamento, infatti, si impegnano a dare significato alle emozioni, aiutando il bambino nella verbalizzazione dello stato emotivo che sta sperimentando, senza sottovalutare o negare le emozioni considerate “negative”.
Quest’ultimi sono genitori propensi al confronto, che guidano e accompagnano il bambino all’individuazione di strategie per far fronte alle diverse situazioni e li aiutano a corredarsi di strumenti di regolazione.

Riconoscere le emozioni è indispensabile

Per concludere: insegnare ai figli a riconoscere le proprie emozioni, parlando delle loro esperienze emotive e traducendo i loro stati emotivi, è senz’altro il primo passo per una buona regolazione delle emozioni.
Sarà secondariamente importante favorire i processi di comprensione e accettazione delle emozioni altrui, imparando la straordinaria capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, fino a cogliere il suo punto di vista.
Infine, è fondamentale fornire loro un ambiente quanto più possibile sicuro, emotivamente accogliente, e insegnare ai bambini a gestire i conflitti, trovando, prima in affiancamento e poi da soli, strategie sociali accettate dalla controparte che favoriscono l’autonomia e l’autocontrollo emotivo-comportamentale.

Per approfondire:

  • American Psychiatric Association – Ed. it. Biondi M., 2014 (a cura di) – DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Barone L., 2006 – Emozioni e sviluppo. Percorsi tipici e atipici. Roma: Carocci Editore.
  • Crowell, J. A., 2021. Development of emotion regulation in typically developing children. Child and Adolescent Psychiatric Clinics of North America, 30 (3), 467–474.
  • Prezza M., 2006 – Aiutare i neogenitori in difficoltà – l’intervento di sostegno domiciliare. Milano: Franco Angeli Editore.
  • Tronick E. Z., Adamson L., Wise S., Brazelton T. B., 1978 – The infant’s response to entrapment between contradictory messages in face to face interaction American Academy of Child Psychiatry 17: 1-13.