“Nuovi” adolescenti e “nuovi” genitori: quali strumenti per una comunicazione efficace?

“Nuovi” adolescenti e “nuovi” genitori: quali strumenti per una comunicazione efficace?

Tempo di lettura: 4 minuti

Devono affrontare nuovi compiti evolutivi, prepararsi a un secondo processo di separazione-individuazione (Blos, 1993), spingersi all’autonomia, mentalizzare un corpo nuovo, nascere socialmente e avere un ruolo nella società, costruire relazioni significative e un sistema di valori che li proietti verso il futuro. Questi sono tra i più noti compiti evolutivi richiesti agli adolescenti odierni, nel periodo che intercorre da circa 10 anni d’età fino a superare abbondantemente i 20 anni.

Alice Barnabei

Alice Barnabei

Psicologa Psicoterapeuta dell’età evolutiva
Contenuto selezionato da Pediatotem

Cosa significa essere adolescenti oggi?

Oggi, infatti, si assiste a un fenomeno di dilatazione adolescenziale fino alla prima età adulta che rallenta l’ingresso nel mondo del lavoro e stanzia i figli, over adolescenti, a casa dei genitori, con conseguente difficoltà di ingresso sociale e responsabilità lavorativa.
I “nuovi” adolescenti sono ragazzi che hanno vissuto l’epoca pandemica e che vivono l’attuale periodo post pandemia. L’avvento dei social e l’utilizzo di molteplici device, a disposizione spesso già in età prepuberale, ha reso il virtuale un terreno di scambio sociale fondamentale, in cui incontrarsi all’interno di territori creati appositamente dal web 3.0. La cultura dell’immagine, il bisogno identitario di “entrare nella mente dell’altro” per piacersi, trovare nuovi territori di sperimentazione che escludano l’ingombro del corpo ha favorito un’iperconnessione generale (onlife, Floridi, 2017) fino a forme di ritiro sociale.
L’epoca post pandemica, inoltre, ha palesato una serie di disagi, causandone aumenti esponenziali. I disturbi alimentari sono aumentati di almeno il 30% tra i più giovani e con essi forme di “attacco al corpo” e fenomeni di autolesionismo (self cutting). Isolamento sociale fino a condizioni estreme (hikikomori), sintomatologie ansioso-depressive e tentativi di suicidio hanno prevalso su precedenti esperienze trasgressive e di ricerca del piacere, sulla sessualità in senso stretto, sempre più sublimata da modalità virtuali di sexting, che depotenziano le funzioni corporee avvalorando il bisogno (più importante!) di entrare nella mente dell’altro.
Essere adolescenti oggi significa affrontare un mondo adulto altrettanto fragile, proprio di genitori che tengono stretto il monito de “ai miei tempi era diverso” rilevando grandi difficoltà a identificarsi con i bisogni dei loro figli.

Le sfide per i genitori

Ai “nuovi” genitori viene chiesto di affiancare l’adolescente elaborando insieme il “doppio lutto” della perdita dello status precedente. I genitori, così come i figli, abbandonano il ricordo del bambino prima glorificato e assecondato nelle sue richieste di felicità e, in un periodo in cui sperano di raccogliere i primi frutti del loro giardino, si ritrovano a fronteggiare i comportamenti conflittuali che i figli rivolgono a loro stessi, in preda alla rabbia, alla disillusione di sogni di gloria e a un generale senso di insoddisfazione e infelicità.
La famiglia dell’adolescente si trova ad affrontare un tempo di crisi e dunque di cambiamento degli assetti precedenti, all’interno dei quali il figlio porta nuovi punti di vista e forme di relazione.
La consapevolezza di un’età più matura, i cambiamenti neuro-biologici, psicologici e umorali che li avviano a un più reale processo di invecchiamento segnano la fine del ruolo di genitori “onnipotenti”. I figli scoprono che mamma e papà non sono più i garanti della loro felicità e sicurezza, ne scoprono i limiti, i difetti, disilludendosi della loro potenza e sentendosi esposti ai pericoli del mondo, alla loro stessa fragilità.
Un genitore che riesce ad essere emotivamente presente durante il percorso adolescenziale del figlio può favorire un processo di de-idealizzazione genitoriale, accettando che tale fase di separazione sia un trampolino di lancio verso la nuova identità del figlio e l’avvio al suo processo individuativo (Jung, 1985).
I genitori devono poter restare punti saldi e costanti riferimenti che, seppur messi alla prova dalle turbolenze, le offese e le provocazioni dei loro ragazzi continuano a nutrire il sistema regolativo della famiglia all’interno di un clima che sa essere anche affettivamente contenitivo e che non permette che le sue componenti si disperdano durante la tempesta.
Stiamo parlando dell’importanza di saper offrire regole chiare ed accettare che le stesse possano essere negoziate insieme ai propri figli, in un dinamico tiro alla fune (Pellai, 2017) che preservi e favorisca entrambe le parti.

Fiducia e ascolto per una buona comunicazione

Un buon legame di attaccamento – e dunque una buona sicurezza di base (Bowlby, 1989) – è un elemento fondamentale per ripristinare ordine in seguito alle turbolenze adolescenziali. Parliamo di un legame che si crea nel tempo e che accompagna il percorso evolutivo dei figli affiancati dai loro genitori. Nessun adolescente si sveglia al mattino con il sintomo e, seppur riuscissimo a ricondurre l’esordio del sintomo a un giorno o evento x, possiamo immaginare che tale fenomeno sia stato sottilmente preparato nei tempi che lo precedono. Ricordiamoci anche che il disagio adolescenziale deriva non solo dalle esperienze vissute in precedenza, ma è promosso dal presente, dal malessere che egli sperimenta nel non riuscire ad affrontare i compiti evolutivi attuali e costruire il suo futuro.
Il processo di separazione-individuazione deve poter essere favorito dai genitori dell’adolescente, provando a sostituire modalità autoritarie o frasi della serie “con il tempo capirai anche tu” o “ai miei tempi era diverso” con tentativi di ingresso nel mondo, seppur virtuale, dei loro interessi, provando a mettere da parte il giudizio verso ciò che non conoscono. Se ne nascono conflitti o discussioni accese, proviamo a non uscirne istrionicamente con uno “sbattere di porta” che allude ad una chiusura emotiva e a un modello autoritario che grida “se non fai come ti dico, la risposta è no”. Proviamo, invece, “a starci dentro”, introducendo norme all’interno di una relazione che può essere emotivamente significativa.
Dunque, riassumendo, alcune chiavi di volta per poter avvicinarsi all’alieno mondo dei “nuovi” adolescente potrebbero essere la fiducia, l’ascolto, l’accoglienza acritica di suoi punti di vista affiancata all’importanza di stabili regole, meglio se negoziate da ambo le parti. E ancora: accettazione della diversità, del nuovo che non comprendiamo, capacità di gestione dei conflitti e spinta alle autonomie, alle cadute, preparando un terreno più morbido da cui rialzarsi.

Per approfondire:

Blos, P., (1993) – L’adolescenza come fase di transizione. Roma: Armando Editore.

Bowlby J., (1989) – Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Floridi L, (2017) – La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Jung C.G., (1985) – Coscienza, Inconscio e Individuazione. Torino: Bollati e Boringhieri Editore.

Lancini M., (2022) –Figli di internet. Come aiutarli a crescere tra narcisismo, sexting, cyberbullismo e ritiro sociale. Trento: Erickson Editore.

Pellai A., Tamborini B., (2017) – L’età dello tsunami. Come sopravvivere a un figlio adolescente. Roma: DeAgostini Editore.

Resta in contatto col pediatra e monitora la crescita di tuo figlio !

Disponibile Gratis su: