Imparare Giocando. Una prospettiva montessoriana.

Imparare Giocando. Una prospettiva montessoriana.

Tempo di lettura: 3 minuti

Imparare giocando è un concetto che è stato accolto dagli educatori per decenni, ed è particolarmente enfatizzato nella pedagogia montessoriana. Secondo Maria Montessori, il gioco è una componente essenziale nell’educazione dei bambini e parte necessaria del loro sviluppo.

Lara Rastelli

Lara Rastelli

Maestra Montessori AMI presso la Bethnal Green Montessori School, Londra
Contenuto selezionato da Pediatotem

“Il gioco è lavoro dei bambini”

Il gioco ricopre un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei bambini, ed è essenziale per la loro crescita sociale, fisica e personale.
Maria Montessori riconosceva l’importanza del gioco dei bambini, tanto da definirlo “lavoro” anziché gioco: il bambino è un lavoratore instancabile e insaziabile. Nei primi sei anni di vita la sua mente è capace di assorbire informazioni come non sarà mai più in grado di fare. Come la definiva Maria Montessori, la sua è una mente assorbente o, come direbbero oggi le neuroscienze, ha una mente plastica. Infatti, dalla nascita fino ai 6 anni circa, i bambini hanno la capacità di assorbire le informazioni del proprio ambiente attraverso i sensi: toccare è, di conseguenza, una parte indissolubile dalla crescita.

Come imparano i bambini?

Lo sviluppo del bambino è innato e naturale, pensiamo, ad esempio, a come i bambini imparano a camminare. Non ricevono un insegnamento formale; al contrario, i bambini imparano pressoché da soli, attraverso un percorso lungo e personale, chiamato ontogenesi. Il bambino, quindi, osserva attentamente gli adulti che lo circondano, e pratica instancabilmente finché non sarà in grado di camminare con la stessa dimestichezza e sicurezza degli adulti che gli stanno intorno. Un processo complesso, che richiede spazio e tempo.
I bambini imparano proprio così: muovendosi nello spazio e nel tempo. Va da sé che la manipolazione degli oggetti è necessaria, e consente ai bambini di imparare attraverso il gioco, come lo chiamiamo noi adulti, che spesso tendiamo a sottovalutarlo, e il più delle volte lo liquidiamo con superficialità e inattenzione; eppure, già nell’antichità, il gioco veniva percepito come l’”unione inscindibile tra leggerezza e serietà, fra azione (Ludus) e divertimento (locus)”.
Il Professor Raniero Regni, professore Ordinario di Pedagogia sociale presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università LUMSA di Roma, e autore di numerose pubblicazioni montessoriane, definisce l’attività del bambino “libera come il gioco ma è seria e concentrata come il lavoro”; ergo la predilezione montessoriana a chiamare l’operato del bambino, appunto, lavoro. Un lavoro che va rispettato e protetto perché volto allo sviluppo delle sue funzioni esecutive.
Lo sviluppo non si impara; al contrario, il bambino è protagonista della sua crescita, guidato dai periodi sensitivi, o periodi critici che oggi le ricerche neuroscientifiche ci raccontano così bene. Ecco, quindi, la necessità di onorare quel gioco, dove movimento e mente trovano il loro connubio perfetto che permette al bambino di crescere. Ed è solo così che il bambino apprende.

La Casa dei Bambini montessoriana

Giocando e manipolando, fa le sue scoperte da solo, nell’ambiente che lo circonda. La Casa dei Bambini montessoriana è uno di questi ambienti, che viene meticolosamente preparato per offrire esperienze di arricchimento che consentano al bambino un’esplorazione autonoma, sicura e stimolante. Un’esplorazione che favorisca la costruzione della sua intelligenza, capacità di concentramento, e flessibilità cognitiva.
Ed è proprio questa la responsabilità dei grandi: quella di creare l’ambiente più adatto a questo bambino così indifeso e fragile ai nostri occhi, ma così predisposto all’acquisizione di nuove abilità e con un potenziale straordinario.
La proposta educativa montessoriana quindi, che in tempi recenti raccoglie un crescente interesse, mette al centro del proprio approccio pedagogico il bambino. Nella classe montessoriana, il suo gioco viene protetto e difeso, e il suo movimento incoraggiato.

Bibliografia

1R. Ioli, Gioco, ludus, paignion, enigma, www.aulalettere.scuola.zanichelli.it, 8 febbraio 2016;
2R. Regni, L. Fogassi, Maria Montessori e Le Neuroscienze, Fefè Editore, 2019, p. 144.

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