Il 25 luglio si terrà la giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento, proclamata dalla storica risoluzione dell’Assemblea Generale dell‘ONU il 28 aprile 2020.
Ambra Di Giacinto
Istruttrice nuoto FIN
Acquamotricista, istruttrice di acquaticità neonatale
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Questa giornata è un’opportunità per evidenziare il tragico impatto dell’annegamento e offrire soluzioni salvavita per prevenirlo.
Annegamento: dimensioni del problema e fattori di rischio
Secondo le stime, nel 2012 sono morte per annegamento 372.000 persone, il che rende l’annegamento un grave problema di sanità pubblica a livello mondiale. Infatti, l’annegamento è la terza causa di morte per evento traumatico non intenzionale ed è responsabile del 7% di tutti i decessi legati ad eventi traumatici; inoltre, nel mondo, il carico di malattia e i decessi dovuti ad annegamento si riscontrano in tutte le economie e in tutte le regioni dell’OMS.
Uno dei principali fattori di rischio per l’annegamento è l’età e tale relazione è spesso associata a un allentamento della sorveglianza. Per questo motivo, nel mondo, i tassi più alti di annegamento riguardano i bambini di età compresa fra 1 e 4 anni, seguiti dai bambini di 5-9 anni di età. Inoltre, in 48 paesi degli 85 i cui dati rispettano i criteri di inclusione, l’annegamento è una delle cinque principali cause di morte per le persone di età compresa fra 1 e 14 anni e le statistiche sono particolarmente rivelatrici:
• in Australia l’annegamento è la prima causa di morte dovuta a eventi traumatici non intenzionali nei bambini di età compresa fra 1 e 3 anni;
• in Bangladesh gli annegamenti causano il 43% di tutti i decessi nei bambini di età compresa fra 1 e 4 anni;
• in Cina l’annegamento è la prima causa di morte dovuta a eventi traumatici nei bambini di età compresa fra 1 e 4 anni;
• negli Stati Uniti l’annegamento è la seconda causa di morte dovuta a eventi traumatici non intenzionali nei bambini di età compresa fra 1 e 14 anni.
• nella regione OMS del Pacifico occidentale, i bambini di età compresa fra i 5 e i 14 anni muoiono più frequentemente per annegamento che per qualsiasi altra causa.
Prevenzione, la risposta dell’OMS
In Italia prevenire l’annegamento è un obiettivo dell’Istituto Superiore della Sanità ma siamo tutti invitati a promuovere azioni per contrastare l’annegamento e sostenere la richiesta di un’azione comune per attuare misure comprovate.
È pertanto fondamentale pianificare una serie di attività seguendo le istruzioni dell’OMS e l’Italia può portare diversi dati a favore di questa prevenzione; secondo la statistica (ISTAT) dai 1.200 annegamenti l’anno del 1970, si è arrivati a circa 400 morti nel 1995.
Con i suoi 7.914 km di coste, l’Italia è il secondo paese europeo per estensione costiera dopo la Grecia, nonché il quattordicesimo in tutto il mondo.
In quest’ottica il nuoto non può essere considerato soltanto uno sport ma è prima di tutto un modo per «salvarsi» quando si entra in acqua, una pratica che dovrebbe essere garantita e accessibile per il maggior numero dei cittadini e soprattutto una pratica che tutti dovrebbero conoscere.
A tal proposito risultano allarmanti i dati emersi dall’indagine statistica dell’Istituto Piepoli SpA (indagine commissionata da Acquatic Education):
• un italiano su 3 non sa nuotare;
• solo il 39% degli italiani sa nuotare correttamente;
• un italiano su 2 non riesce a tenersi a galla in acqua profonda;
• il 70% degli italiani fatica a mantenere gli occhi aperti sott’acqua al mare o in piscina;
• il 93% ritiene importante sensibilizzare i genitori e fornire loro strumenti educativi utili.
Dunque, il primo passo da compiere è sensibilizzare i genitori affinché siano consapevoli dell’importanza che riveste l’educazione acquatica nella vita dei propri figli.
Si possono prevenire questi incidenti in modo adeguato?
Il primo punto fondamentale per prevenire l’annegamento è aumentare e migliorare le capacità di nuoto dei bambini e dei ragazzi. Infatti, da questo punto primario passa tutta la formazione e la catena di interventi, che non possono essere sempre rapidi e sempre efficaci.
Anche in caso di incidente, malore o problema in acqua, la capacità di nuotare e tenersi a galla può aiutare a recuperare secondi preziosi affinché un passante o un bagnino raggiunga la vittima per il salvataggio.
Anche gli operatori delle piscine possono avere un ruolo e ancor più dare un indirizzo altamente sociale a nuoto e scuola nuoto; infatti, se è vero che un bambino non acquatico può annegare in acqua bassa e in 20 secondi, un bambino acquatico riesce a stare sott’acqua e non incorre nel panico in caso di caduta accidentale. Per tale ragione è opportuno promuovere l’acquaticità neonatale ed il nuoto in età prescolare.
Nuoto salvavita: corsi di acquaticità sin dall’infanzia
Esistono dei corsi di acquaticità che in genere prendono il via a partire dai tre mesi di vita del neonato e terminano intorno ai trentasei mesi; attraverso questi corsi i neonati possono già approcciarsi con le prime attività sportive. I piccoli sono divisi per età e durante il corso attraverso il gioco iniziano a prendere confidenza con l’acqua; si usano tappeti colorati, palline, cerchi e si sperimentano tantissimi giochi diversi che coinvolgeranno il genitore e il bambino. Si tratta di attività ludiche strutturate in base, ovviamente, all’età e che aiutano a prendere confidenza con l’acqua. La scuola nuoto senza il genitore può iniziare già a tre anni, con quello che è definito ambientamento, i vari stili vengono introdotti a partire dai cinque anni di età e ogni anno, l’acquisizione delle varie tecniche natatorie viene certificata attraverso il rilascio del “brevetto”.
Al termine del ciclo base di apprendimento si potrà impostare un ciclo di approfondimento delle attività acquatiche, suddiviso per discipline o comprendente elementi di tutti gli sport della piscina. Si potranno impostare così gli elementi fondamentali del nuoto per salvamento.
In Italia purtroppo la scuola nuoto viene abbondonata prima di aver acquisito le competenze giuste. La causa dell’abbandono precoce va ricerca in una poca consapevolezza del genitore sulla reale importanza del “saper nuotare”, aldilà dell’attitudine sportiva e della scelta di intraprendere l’attività agonistica.
Un’altra grande responsabilità va ricercata nei gestori delle piscine e nelle società di nuoto, che poco investono nella formazione e che, in molti casi, non ha saputo rinnovarsi con attività coinvolgenti e diversificate.
Parola d’ordine: sicurezza sulle spiagge
Il secondo punto fondamentale è garantire la sicurezza delle spiagge libere con sistemi di sorveglianza adeguati.
In tutta Europa ci sono ogni anno circa 27.000 morti per annegamento e ci riferiamo ai 53 paesi che compongono l’area europea e mediterranea e che vedono i tassi di annegamento moltiplicarsi di 5 volte se la fascia di reddito è bassa, rispetto a paesi o aree dove il reddito è alto.
Per esempio, in Bielorussia i tassi di annegamento sono 23 volte superiori a quelli della Germania, dell’Olanda e del Regno Unito. Purtroppo 4 annegamenti su 5 – nei paesi CEE – riguardano persone in condizioni di basso reddito, povertà o disagio.
È quindi fondamentale attivarsi sulle spiagge libere affinché si prevengano gli incidenti di annegamento.
Le 10 regole d’oro per prevenire l’annegamento:
1. Non nuotare mai da soli: assicurarsi sempre che qualcuno vi stia guardando o sia nel vostro campo visivo. Questa regola vale anche per gli adulti
2. Impara a nuotare: a partire dai tre mesi i bambini possono già prendere lezioni di acquaticità. Gli adulti che non sanno nuotare dovrebbero prendere anch’essi lezioni
3. Impara a salvare vite: se tu impari a salvare una persona che sta annegando, sarai utile in caso di bisogno. Saper fare le manovre rianimative e la CPR è fondamentale in caso di emergenza
4. Guarda e chiedi aiuto ad altri: cerca di prestare sempre soccorso con qualcun altro. Chiama aiuto se sei da solo e vedi qualcuno in pericolo. NON SOCCORRERE MAI DA SOLO.
5. Porta con te un giubbotto di salvataggio: la Guardia Costiera ha approvato diversi “life jacket” compatti e semplici per andare a nuotare. Non fidatevi dei gonfiabili: sono fatti per giocare, non per salvare una vita
6. Assicuratevi che l’acqua sia sicura e balneabile: l’acqua è priva di rischi? Puoi vedere il fondo? C’è qualcuno che ti guarda? Sono domande che devono essere sempre fatte perché si eviti il rischio di annegamento
7. Controlla la piscina: ci sono dei cancelli o dei varchi controllati per l’accesso? C’è una vasca coperta da una protezione in plastica? Se non c’è controllo o ci sono tappetti gommosi di copertura, i bambini potrebbero facilmente entrare in acqua e diventare invisibili. Individuate l’assistente di salvataggio o il supervisore
8. “Raggiungi e lancia – non saltare!” – Non provate mai a salvare qualcuno saltando in acqua da soli, rischiate di porre due persone in pericolo. Lanciate un salvagente, o una cima, oppure tendete alla persona in pericolo un bastone. Urlate più forte che potete per chiamare aiuto, e fate chiamare a qualcuno il 112
9. Non immergetevi o fate immersioni in acque torbide poco profonde. Chiedete al bagnino o a un familiare che conosce la zona se è sicuro immergersi in un’area non presidiata con acque poco profonde. Non immergetevi se non c’è nessuno a cui chiedere
10. Osservate sempre i 6 principi di base della sicurezza: non correre, non mangiare, non a piedi nudi, non il vetro, non con pioggia o temporali, non senza sorveglianza.