È importante, per lo sviluppo psicofisico del bambino, fin dalla prima infanzia, costruire una serena e corretta relazione con il cibo.
Giuseppe Gullotta
Pediatra
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L’educazione alimentare rappresenta il primo ed efficace strumento di prevenzione per una buona salute; una sana alimentazione è importante ad ogni età ma soprattutto per i più piccini.
Perché è importante costruire una sana relazione con il cibo?
Per far sì che il bambino durante la crescita abbia un sano sviluppo psicofisico, è fondamentale, che mangi in maniera equilibrata, con un adeguato apporto di nutrienti e calorie, ben distribuiti nell’arco della giornata.
Avere delle buone abitudini alimentari, aiuta il bambino a mantenere il peso nella norma, prevendo il rischio di obesità, patologia sempre più diffusa tra i più piccoli.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indica che l’educazione alimentare rappresenta il primo ed efficace strumento di prevenzione per una buona salute.
Fin dall’infanzia, è particolarmente importante di costruire un rapporto sereno e positivo con il cibo e con i pasti, poiché contribuisce in modo sostanziale allo stato di salute generale. L’alimentazione, ovviamente fondamentale sul piano fisiologico, ha anche importanti significati psicologici, relazionali e simbolici, che hanno un ruolo sostanziale per il benessere psicofisico della persona in tutti i periodi della sua vita.
Disturbi alimentari durante l’infanzia.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) fino a pochi anni fa, venivano considerati tipici dell’adolescenza e associati, nella maggior parte dei casi, al genere femminile.
Questi disturbi nei bambini si sviluppano sempre più precocemente, è infatti sempre più frequente che un bambino al di sotto dei 12 anni soffra di un disturbo alimentare.
Nelle fasi di criticità e cambiamento del bambino, come il periodo dello svezzamento o dell’acquisizione dell’autonomia alimentare, possono manifestarsi episodi di rifiuto del cibo, che sono transitori e non sfociano in un vero e proprio disturbo. Nei bambini più piccoli questi episodi sono molte volte espressione di un forte disagio; spesso si sente dire dai genitori “mio figlio non mangia!”, e queste difficoltà legate all’alimentazione generano sempre molta ansia e preoccupazione.
Quali sono i disturbi alimentari più frequenti nei bambini?
Tra i disturbi alimentari più frequenti troviamo senza dubbio l’alimentazione selettiva, il rifiuto del cibo, la disfagia funzionale e l’anoressia infantile.
Il comportamento selettivo è il più diffuso tra i bambini, mangiano solo alcune tipologie di cibi escludendo tutte le altre; la scelta dell’alimento selezionato è casuale, per colore, per consistenza, ad esempio, alcuni bambini mangiano solo cibi semisolidi come pappine o frullati, altri mangiano solo pasta o panini.
Fino ai 4 anni di età, è abbastanza comune che i bambini siano selettivi con il cibo, è importante però fargli sperimentare cibi nuovi, riproponendo di tanto in tanto l’alimento rifiutato senza però forzare il bambino a mangiarlo.
Si può parlare di disturbo dell’alimentazione selettiva quando le restrizioni diventano più evidenti e numerose, spesso infatti gli alimenti introdotti sono ricchi di carboidrati, quali la pasta, il pane, la pizza, a lungo andare si può venir incontro a carenze nutrizionali dovuto allo scarso apporto di vitamine e nutrienti necessari per la crescita.
Inoltre, tra i disturbi alimentari piuttosto comuni troviamo anche la disfagia funzionale.
Quando un bambino ha subito un trauma legato al cibo, ad esempio ha rischiato di soffocare per un boccone andato di traverso, mangerà con più difficoltà proprio perché ha paura che il cibo possa fargli male.
Cattive abitudini, come comportarsi?
Non sempre, però, si può parlare di disturbi dell’alimentazione, a volte sono normali difficoltà o magari cattive abitudini che il bambino ha acquisito con il tempo.
È importante non trasformare nessun cibo in un premio o in un castigo. Dire ad un bambino “se mangi il pesce poi potrai avere le patatine” equivale a dire che il pesce è il cibo “cattivo”, mentre le patatine sono quello “buono”.
Questi comportamenti, protratti a lungo, portano il bambino a non avere un’alimentazione equilibrata; infatti, molto spesso vi è uno scarso consumo di frutta e verdura, l’organismo non assume così il giusto apporto di fibre, vitamine e minerali necessari per la crescita; al contrario si consumano cibi ricchi di grassi saturi, come le merendine, panini, patatine, cibi spazzatura ma anche alimenti ricchi di zuccheri e conservanti come le bevande zuccherate o gassate. Altra cattiva abitudine è quella di saltare la prima colazione e di fare merenda molto spesso con alimenti troppo calorici.
Obesità infantile, qual è la situazione a livello nazionale?
Spesso ci si preoccupa quando un bambino mangia poco, raramente quando mangia troppo o male. Se è vero che una dieta insufficiente può portare a deficit di vario tipo (proteine, calcio, ferro, vitamine ed altri nutrienti essenziali alla crescita), di contro, un eccessivo apporto calorico determina, dapprima un sovrappeso del bambino e poi, nella maggioranza dei casi, una manifesta obesità.
L’obesità rappresenta un importante fattore di rischio di malattie croniche e, se presente in età pediatrica, si associa ad una più precoce insorgenza di patologie tipiche dell’età adulta, quali diabete e complicanze cardiovascolari, come ipertensione arteriosa ecc. L’obesità ha inoltre importanti conseguenze psicologiche sui bambini influendo notevolmente sull’autostima.
L’Italia ricopre un triste primato, una percentuale di bambini in età scolare in sovrappeso tra le più alte d’Europa: il 20,4% delle bambine e dei bambini è in sovrappeso, il 9,4% è obeso e i gravemente obesi sono il 2,4%.
Questi dati, visti in un’ottica futura, tenderanno ad aumentare, e mettono inoltre l’accento sullo scarso esercizio fisico, sul troppo tempo trascorso davanti agli schermi e sulle ore di sonno non sufficienti. Si tratta di un complesso di fattori che contribuisce in modo significativo ad aggravare il problema del sovrappeso e dell’obesità infantile.
Cosa consigliano i pediatri?
I Pediatri, negli ultimi anni, stanno incoraggiando notevolmente i genitori ad una buona educazione alimentare, dando le più giuste indicazioni e favorendo i comportamenti adeguati.
L’educazione alimentare dei bambini passa attraverso l’imitazione delle abitudini alimentari dei genitori: stare a tavola con gli adulti per il bambino comporta un coinvolgimento relazionale ed emotivo, e diventa per il genitore un’occasione per educare e confrontarsi.
Se lo stare a tavola si trasforma in un momento di stress, vuol dire che qualcosa non sta funzionando e che il cibo sta diventando uno strumento attraverso il quale il bambino vuole esprimere un proprio disagio. Se il bambino fa i capricci, se rifiuta un alimento in particolare, se è restio ad assaggiare nuovi sapori e consistenze, mostriamo loro il buon esempio.
A tavola si cresce insieme e, come per tanti altri aspetti della crescita dei nostri figli, è soprattutto l’atteggiamento dei genitori a condizionare il comportamento dei bambini.