La febbre e le convulsioni febbrili nei bambini.

La febbre e le convulsioni febbrili nei bambini.

Tempo di lettura: 3 minuti
Ilaria Sani

Ilaria Sani

Pediatra
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La febbre, molto frequente nei bambini, è causa di grandi preoccupazioni, eppure “non fa male” e non è pericolosa nemmeno quando è molto alta, ma anzi, ha una funzione ben precisa.

Consiste in un temporaneo aumento della temperatura corporea, tipicamente in risposta ad una malattia e/o infezione; indicativamente si considera febbre in un bambino quando la misurazione restituisce valori uguali o superiori a 37,5°.

Il modo più indicato, secondo le linee guida italiane, per misurare la febbre ai bambini è misurare con un termometro sotto ascellare.
In realtà, la febbre rappresenta un normale meccanismo di difesa verso le infezioni, per questo deve quindi essere considerata un sintomo e non una malattia di per sé, che deve destare preoccupazione.

Quando invece oltre alla febbre si presentano altri segni o sintomi per cui il bambino appare debole, irritabile o abbattuto, il genitore dovrebbe prestare più attenzione soprattutto per i bambini al di sotto dei sei mesi, perché ad una prima valutazione possono esserci dei segnali sfumati che possono sfuggire.

Ciò che solitamente spaventa i genitori sono le convulsioni febbrili.
Le convulsioni febbrili semplici sono crisi convulsive generalizzate che si manifestano quando la temperatura corporea aumenta rapidamente, in bambini sani, senza infezioni del sistema nervoso e senza precedenti danni cerebrali, con un normale sviluppo psicomotorio, nella maggior parte dei casi la loro comparsa è associata alle infezioni virali.
Le stime indicano che circa il 5% dei bambini tra 6 mesi e 5 anni possono soffrire di convulsioni febbrili.

Non se ne conosce esattamente il meccanismo ​​​​​scatenante, è stata però dimostrata una predisposizione genetica. Per questo è frequente riscontrare altri casi tra i familiari del bambino.

Le convulsioni febbrili semplici non devono però spaventare il genitore, perché essendo di breve durata, si risolvono spontaneamente nell’arco di uno o due minuti e non possono causare danni.

Quando compaiono le crisi convulsive è importante, innanzitutto, per il genitore, mantenere la calma e seguire alcune semplici regole:

  • allentare gli abiti del bambino, in particolare modo intorno al collo,
  • porre il bambino nella posizione laterale di sicurezza,
  • non forzare l’apertura della bocca e non introdurvi nulla all’interno, nessun tipo di farmaco,
  • limitarsi ad osservare il tipo e la durata della crisi.

Al termine della crisi è bene comunicare al pediatra quanto accaduto, soprattutto se è la prima volta che accade e i genitori non sono ben istruiti in merito alle convulsioni.

I genitori al momento della convulsione potranno notare:

  • scosse delle braccia e delle gambe,
  • un irrigidimento o un rilassamento della muscolatura,
  • lo sguardo fisso o una rotazione degli occhi,
  • perdita di feci e urine.

È molto frequente, in seguito ad un episodio convulsivo, anche la perdita di coscienza momentanea per il bambino, cui segue generalmente una fase di sonnolenza.

Osservare questi comportamenti nel proprio bambino, durante una crisi convulsiva, non deve porre il genitore immediatamente in allarme, perché rappresentano normali manifestazioni delle convulsioni febbrili, ma qualora le convulsioni si prolungassero per oltre 3/5 minuti, è necessario allertare subito i soccorsi.

Ricordiamo che la maggior parte delle convulsioni febbrili semplici si esaurisce in 1-2 minuti e pertanto non richiede alcun trattamento. È pur vero che in oltre la metà dei casi, l’episodio convulsivo rimane isolato.

Purtroppo, non è possibile una vera e propria prevenzione e profilassi per le convulsioni febbrili, soprattutto per i bambini che hanno avuto un primo episodio nel primo anno di vita, c’è un rischio di recidive. Sarà il pediatra a valutare il trattamento specifico da seguire, nel caso in cui gli episodi convulsivi diventino frequenti. 

È buona norma però, mantenere bassa la temperatura corporea dei bambini, quando questa si aggira attorno ai 37.5°, con paracetamolo o ibuprofene, le molecole di riferimento per il trattamento della febbre e del dolore in età pediatrica.